Esplorando la Metodologia Waterfall: un viaggio nella tecnica tradizionale di Project Management
Di Giulia Airaghi, Consultant in Red Public
Nel vasto e dinamico mondo del Project Management, ogni metodologia porta con sé una storia unica e una serie di principi che ne guidano l'implementazione. Tra queste, la Metodologia Waterfall emerge come uno dei primi e più consolidati approcci allo sviluppo sequenziale di progetti.
Tale metodologia, introdotta per la prima volta dal Dr. Winston W. Royce nell’articolo "Managing the Development of Large Software Systems" pubblicato nel 1970, nasce come un modello sequenziale per lo sviluppo di software ispirato dai processi di produzione industriale. Il metodo è conosciuto anche come “il modello a cascata”. Esso corrisponde a una gestione del progetto di tipo sequenziale attraverso una serie di fasi distinte e ben documentate, le quali permettono la transizione alla fase successiva soltanto dopo il completamento degli obiettivi della fase precedente e la consegna di un deliverable.
Si tratta quindi di un approccio definito e strutturato, adatto a progetti con requisiti stabili sin dall'inizio e con poche modifiche durante l'implementazione.
Nella stessa definizione del modello di Royce emergono chiaramente alcuni principi cardine che orientano l'attuazione del progetto.
Il primo aspetto importante è la sequenzialità che contraddistingue la metodologia dividendo il processo di sviluppo in fasi distinte, come analisi dei requisiti, progettazione, implementazione, test e manutenzione. Ogni fase inizia solo dopo il completamento della precedente, creando una struttura chiara e sequenziale.
Il secondo principio chiave è la rigorosità dei requisiti. Prima di avviare lo sviluppo effettivo, infatti, è necessaria una definizione esaustiva e immutabile dei requisiti del progetto. Questo aiuta a stabilire una chiara comprensione delle aspettative del cliente e a mitigare i rischi associati ai cambiamenti tardivi.
Un ulteriore elemento cruciale è la documentazione, la quale necessita di essere completa e dettagliata per agevolare le fasi successive. Essa funge da testimonianza delle decisioni prese nel corso del processo, garantendo così chiarezza e trasparenza nell'iter di sviluppo.
Infine, la metodologia Waterfall mira al rilevamento precoce degli errori grazie alla sua natura sequenziale. Questo approccio permette di individuare e correggere gli errori nelle prime fasi del ciclo di sviluppo, riducendo così i rischi associati ai cambiamenti tardivi e migliorando la qualità complessiva del prodotto.
La limitata flessibilità e la sequenzialità delle fasi, che rivestono un ruolo chiave nell'intero processo, consentono di articolare ogni progetto in cinque fasi principali:
1. Analisi dei requisiti: è il punto di partenza del progetto e coinvolge due attività principali. La prima consiste nella definizione dettagliata dei requisiti potenziali necessari per delineare il funzionamento del sistema, che costituiranno il fondamento dello sviluppo. La seconda riguarda lo studio di fattibilità per valutare se il progetto è praticabile dal punto di vista economico e tecnico.
2. Progettazione: una volta che i requisiti sono stati stabiliti, questa fase si concentra sulla definizione dell'architettura generale e delle specifiche dei singoli moduli, identificando i componenti necessari e le loro caratteristiche tramite una scomposizione dettagliata e gerarchica. Viene anche stimata la tempistica per ciascuna attività.
3. Sviluppo: basandosi sulla documentazione di progetto, si procede con l'implementazione pratica dei moduli seguendo le specifiche stabilite. Questa fase si considera completata quando tutti i moduli sono stati implementati e verificati.
4. Test: una volta terminato lo sviluppo, si avvia la fase di test per verificare singolarmente il funzionamento di ciascun modulo e assicurarsi che, quando vengono integrati, continuino a operare correttamente.
5. Rilascio: in questa fase, il prodotto finito viene consegnato al cliente.
Sebbene il modello Waterfall offra vantaggi come una pianificazione e gestione semplici, resta un approccio rigido che può risultare problematico di fronte a cambiamenti imprevisti, aumentando il rischio di insoddisfazione del cliente a causa di modifiche complesse.
Nonostante ciò, il modello Waterfall rimane popolare nel settore dello sviluppo software per la sua struttura definita. Tuttavia, per progetti che richiedono maggiore flessibilità e adattabilità, è consigliabile considerare metodologie come l'Agile, che consentono di gestire i cambiamenti e l'evoluzione del progetto in modo più efficiente.
Fonte: https://lucacipicchia.net/metodologia-waterfall-gestire-progetti-complessi/